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Arrivo al rifugio Calvi (scorri la gallery!)
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Giochi di neve prima di arrivare alla diga Fregabolgia
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Pizzo Torretta
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Pizzo del Diavolo di Tenda e Diavolino
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Ultimi passi verso il rifugio Calvi
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Marzo 2017: tanta neve attorno al rifugio Calvi
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Tanta neve al cospetto del Grabiasca
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Lago Rotondo al cospetto di Diavolo di Tenda, Diavolino e Grabiasca
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Il vento gioca con la neve
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In neve fresca verso il Madonnino
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Vista su Diavolo e Diavolino da una radura prima della diga
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La stessa vista ma con molta più neve! (marzo 2017)
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Orme in neve fresca
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Pagliari
Lombardia

Rifugio Guido Calvi

IN BREVE
Partenza: dintorni di Carona, tornante verso Carisole (1200 mslm, circa) 
Arrivo: rifugio Calvi, 2006 mslm (per le aperture invernali verificare sui profili social del rifugio o chiamando il numero 331/1384945)
Tempo di percorrenza: 2h45' in salita. Meno di due ore in discesa. Si sale per circa nove chilometri a seconda del punto di partenza. L'ideale è il primo tornante dopo Carona, proprio dove si trova la deviazione per il Calvi, ma se la strada è particolarmente ghiacciata è meglio partire da Carona allungando di poco l'escursione.
Difficoltà e pericoli: Con le consuete precauzioni, itinerario solitamente sicuro salvo alcuni punti da valutare in caso di recenti nevicate (dopo l'agriturismo ed il lago del Prato e tutto il traverso accanto al bacino artificiale, che può variare molto a seconda delle condizioni della neve). In caso di innevamento eccezionale il tracciato forestale può essere raggiunto anche da scariche spontanee, in particolare dopo il lago del Prato: attendere l'assestamento del manto nevoso. Rinunciare in caso di manto non assestato. Di nuovo si sottolinea l'importanza di saper valutare il traverso oltre la diga: in caso di neve abbondante e non assestata è meglio fermarsi.

La salita al rifugio Calvi richiede un impegno moderato e costante: è una delle più belle e stimolanti ciaspolate da fare tra le montagne di Foppolo e dintorni. La salita, ripercorrendo l'innevato profilo della strada di servizio delle dighe idroelettriche, non propone mai tratti eccessivamente ripidi anche se, di converso, offre poco spazio per rifiatare. In meno di tre ore, ma ben più di due, ci si porta dal tornante sopra Carona (dove le indicazioni per il rifugio guidano senza indugio nella giusta direzione) fino alla meta, in un crescendo di vedute ed in un'immersione progressiva nel panorama orobico.

Nella prima ora di cammino sono due i punti di particolare interesse: Pagliari, frazione rurale a breve distanza dal punto di partenza, e la cascata di val Sambuzza. 
Pagliari
, nei secoli, è stato l'ultimo appoggio in val Brembana prima delle rampe verso la cresta di confine con la Valtellina: qui, nel Medioevo, passavano i contrabbandieri che non volevano soggiacere ai dazi imposti dalla Serenissima a chi percorreva il passo di San Marco. Con la modernità il paese è andato incontro ad uno spopolamento: negli anni Sessanta gli abitanti erano ancora poche dozzine, ma il declino è stato inesorabile. Recentemente, invece, si è provveduto a dare nuova vita a Pagliari con ristrutturazioni e ricostruzioni: almeno in estate, quindi, il paese è popolato!

Un lungo tratto conduce poi ad una radura contrassegnata da un agriturismo e dal lago del Piano, coperto dalla neve, prima di un tratto leggermente più ripido (ed esposto a possibili scariche spontanee dopo le nevicate più copiose). E' un breve passaggio che anticipa l'arrivo ad un'altra bella radura dove si gode di un paesaggio fatato: dune nevose caratterizzano la vista, orlata dal profilo dei monti che segnano il confine con la zona dei laghi Gemelli.

Ancora un po' di fatica e si raggiunge un nuovo punto panoramico: prina di arrivare sulla diga, deviando leggermente verso nord si gode di una bellissima vista sul Pizzo del Diavolo di Tenda e sul Diavolino.

Dopo il relax panoramico arriva il momento dello strappo più impegnativo, quello - breve - che conduce alla diga Fregabolgia. E al tratto più impegnativo segue quello più ostico: costeggiare il bacino artificiale, infatti, impone un traverso che può risultare insidioso in alcune situazioni (neve dura e ghiacciata o, al contrario, neve cedevole ed in fase di forte fusione). Altre volte, invece, risulta estremamente banale.
Il pendio sulla destra orografica della traccia (sinistra per chi sale) va valutato con attenzione.
E' l'ultimo sforzo perché a breve distanza dalla diga s'incontra il rifugio Calvi che, posto a circa 2000 metri di quota, troneggia in un'ampia radura innevata dove dominano la sagoma del pizzo del Diavolo e del Diavolino, del Grabiasca e del Madonnino. Isolate baite punteggiano il panorama e, a seconda dell'innevamento, si può scorgere anche il piccolo lago Rotondo.
La discesa avviene sul percorso di salita con qualche possibile variante, a piacere, per godere di qualche momento di svago che solo le ciaspole possono regalare!



Due parole sul rifugio Fratelli Calvi, che non va confuso con il friulano rifugio Pier Fortunato Calvi (sulle montagne di Sappada, è il più alto della regione Friuli Venezia Giulia): la costruzione risale al 1935. I fratelli Calvi, cui è dedicato, sono quattro, originari di Piazza Brembana. Attilio e Santino morirono, eroicamente, durante la Grande Guerra mentre gli altri due, Giannino e Natale, negli anni immediatamente successivi: il primo per l'influenza spagnola, il secondo a causa di un incidente in montagna, sulla parete dell'Adamello.
Dopo numerosi interventi, il rifugio è stato abbattutto e ricostruito negli anni Ottanta del Novecento.

La valle percorsa con questa ciaspolata è una delle valli del Brembo: qui, infatti, nasce il Brembo di Carona che a Branzi si unisce al Brembo di Valleve (a sua volta formato da vari confluenti). Questo torrente scende a valle ed a Lenna si unisce al Brembo Occidentale o di Olmo dando origine al Brembo propriamente detto.

Clicca per aprire la mappa Kompass, da usare esclusivamente come riferimento. I percorsi invernali differiscono spesso da quelli estivi e vanno adattati alle condizioni oggettive (le mappe Kompass abitualmente indicano in azzurro la traccia invernale).


SUL WEB
E per quando la neve si scioglie.. su www.cicloweb.net trovi tante opportunità per camminare d'estate e pedalare tra sentieri, strade e piste ciclabili.
Qualche link per iniziare ad esplorare la Bergamasca.
- pedalate in provincia di Bergamo;
- foto informazioni curiosità sulla montagna bergamasca

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